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Santa Maria de Plano

  • 85010 Calvello PZ, Italia
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Luoghi religiosi
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Description

Entrando nel paese di Calvello da sud si nota l'interessante ponte di pietra di Sant'Antuono, del XII secolo. Il ponte congiunge il Rione Sant'Antuono con il Rione il Piano, dove si trova il complesso conventuale di S. Maria de Plano. Il Convento è articolato intorno al chiostro quadrangolare, con pozzo centrale, affrescato lungo le volte nelle sue quattro ali. La costruzione di tutto il complesso è quella tipica delle Abbazie benedettine: massiccia e robusta, sicura nella difesa. La chiesa è di stile romanico a tre navate, divise da robusti pilastri in pietra viva a vista, snella e armonica, severa e devota. Le colonne e gli archi si elevano in uno slancio come di preghiera che invita i visitatori ad inginocchiarsi; gli fa sentire vicina la divinità, e gli infonde tranquillità e pace. Nel suo complesso è un organismo solido, proporzionato, finito, di aspetto semplice e rude, ma solenne e grandioso. La sagoma esterna non è più quella dei benedettini, ideatori e costruttori. Dell'antica struttura sono rimasti, miracolosamente intatti, i due portali: quello centrale più ricco, e il laterale. Hanno capitelli di stile corinzio, finemente lavorati e fantasiosamente ornati con motivi vegetali a casco di foglie di acanto, certamente tra i più pregiati del corinzio lucano. Si sono anche salvati parte della facciata e la navata centrale, recentemente liberate dall'intonaco La Chiesa fu fondata dai benedettini e passata poi ai francescani. Della chiesa si possono ammirare i due portali con capitelli di stile corinzio finemente lavorati e ornati con motivi vegetali a casco di foglie d'acanto, realizzati nella bottega di Melchiorre da Montalbano (arch. scult. doc. 1273-1279). All'interno, la statua lignea della Madonna del 1100, l'altare maggiore in stile barocco e un coro ligneo del 1800. Nei pressi dell'Abbazia, a pochi metri, sorgeva la chiesetta di Santa Caterina, che la furia innovatrice spazzava via verso il 1931. I frati l'edificarono, forse per farne una succursale di Santa Maria. Essa è ricordata in un manoscritto del 1189 in cui si afferma che Normanno, Conte di Marsico, donò a Rado, abbate di Santo Stefano, due chiese: una intitolata ‘S. Nicola’, quae fondata est versus castellum Calveli’, e l'altra ‘S. Catharinae’, qua est iusta fluvium, prope ‘Calvellum’ . Nel sacro tempio è conservata una statua della Vergine di grande interesse. Raffigura la Madre di Dio, seduta col Putto in grembo: S. Maria ‘de Plano’. È un ceppo scolpito in purissimo stile bizantino. L'aspetto e il portamento del simulacro sono severi, maestosi, regali ed insieme dolcissimi. Ha un sorriso appena abbozzato, ma suadente. La figura è calda, lo sguardo rassicurante. Con le tre dita della mano destra regge un piccolo globo, mentre la sinistra accoglie con amore il Figlio che è in atto di benedire. I lineamenti sono anatomicamente perfetti: le dita affusolate, il viso leggermente allungato, la testa china verso il Putto, la chioma raccolta al modo delle donne regali del tempo. Sul petto le brillava una gemma; il manto le scende lieve dalle spalle, avvolgendola soavemente; il collo, ben tornito è del tutto libero da monili o collane. Il Figlio che le siede in grembo è della apparente età di 5-6 anni, straordinariamente somigliante alla Genitrice. L'atteggiamento è soave, lo sguardo innocente; mentre con la destra benedice, con la sinistra invita ad andare a Lui, con fiducia e sicurezza. Lo splendore del Cenobio e della chiesa durò fino verso la fine del 1300, quando, estintasi la congregazione con la morte dell'ultimo abbate, anche l'abbazia femminile di Santa Maria ‘de Plano’ ne seguì le sorti. I fabbricati caddero nell'abbandono e nel disfacimento. Alle rovine materiali si aggiunse il danno inferto ai valori culturali e artistici. I manoscritti, i codici, le tele, le sculture e quanto del sapere era stato con pazienza, tenacia e studio raccolto dai religiosi andarono dispersi e dilapidati. I vari titolari che ebbero in commenda o in amministrazione le due Abbazie, si preoccuparono solamente di esigere e sfruttare le vistose rendite. Nulla fu fatto, per circa due secoli, per salvare un sì ricco patrimonio d'arte, specie se situato in contrade lontane dai centri. E ove e quando ciò saltuariamente accadeva, il ‘Barocco’ non sopportando le strutture del ‘Romanico’, severe nella maestà delle linee e spoglie di fantasia, le opprimeva infarcendole di sovrapposizioni contrastanti, creando ibridi scomposti. Mentre l'Abbazia di San Pietro ‘A Cellaria’, venne assegnata alla Cappella Sistina e trasformata dai fittuari a ricetto di armenti e deposito di cereali, per essere poi venduta a pezzi nel 1931 ai contadini, sorte migliore ebbe Santa Maria ‘de plano’. Dopo essere stata aggregata alla Cappella del Santo Presepio di Santa Maria Maggiore in Roma nel 1503, e ancora precedentemente data all'Abbate di Santo Stefano di Marsico, Papa Sisto V nell'agosto del 1587, con la bolla ‘Piis fidelium votis’, essendo Abbate titolare Orazio Celso, chierico romano, soppresse il priorato e affidò chiesa e convento, ormai quasi del tutto diroccati, ai Minori Osservanti di San Francesco. Nella ricostruzione, alla quale i francescani diedero subito mano, non fu rispettato lo stile originario. I frati affogarono il ‘Romanico’ nel ‘Barocco’, non risparmiando neppure la statua che ebbe la testa ricoperta da una parrucca con boccoli, e il rivestimento alterato da sovrapposizioni.

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