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Salvator Mundi - Napoli

  • Piazza S. Domenico Maggiore, 80134 Napoli, Italia
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Arte, Teatri e Musei
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Recentemente sono trapelate delle indiscrezioni sul ritrovamento, in America, di un inedito dipinto attribuibile a Leonardo. Il fatto è sconvolgente, tanto più che Leonardo non è certo stato autore prolifico, in pittura. Questa “nuova” tavola sarà esposta a Londra da Novembre in uno straordinario evento evocativo dell’attività di Leonardo alla Corte di Milano. Alle prime, e decisamente sconcertanti immagini, bianco nero, ante restauro dell’opera Americana, il pensiero vagava molto lontano da un tale autore. Carlo Pedretti, guru della Commissione Ministeriale per l’Edizione Nazionale dei Manoscritti e dei Disegni di Leonardo Da Vinci, fino ad ora esclude qualsiasi possibilità di attribuire a Leonardo quest’opera, ma dichiara di non averla veduta altro che in fotografia. Il Salvator Mundi della Cappella Muscettola di San Domenico Maggiore Il Salvator Mundi della Cappella Muscettola di San Domenico Maggiore In tempi recentissimi uno studioso d’Arte, direttore di un museo lucano, ma napoletano di nascita e cultura, avendo osservato una vecchia fotografia di un dipinto, di medesimo soggetto, da cinque secoli custodito nella Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, si è dato da fare per poter vedere l’opera direttamente. Ha incontrato innumeri difficoltà, ma è riuscito a vederla e a fotografarla, potendola anche misurare e conducendo quelle poche indagini concesse in una prima, ed ahimè unica, ricognizione che lo studioso espleta allorchè vede un’opera per la prima volta. Nicola Barbatelli però quell’immagine del Salvator Mundi se l’era portata nel cuore, all’inizio non è stato altro che mettere insieme due notizie storiche, la prima che Leonardo ha dipinto un “Salvator Mundi”, che oggi non si sa dove sia finito, ma il cui ricordo ci è trasmesso da una incisione di Wenceslaus Hollar databile attorno al 1650 e la seconda notizia, che nella Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, è conservato un dipinto raffigurante un “Salvator Mundi” acquistato da Antonio Muscettola, segretario di Carlo V°. Nel 1983, in occasione di una mostra napoletana su Leonardo era stata pubblicata nel catalogo una fotografia in bianco/nero dell’opera che storicamente era stata sempre nella cappella Muscettola a San Domenico Maggiore, come ricordano le fonti sei e settecentesche. Ma ricercandola nella Cappella Muscettola, Barbatelli non la trova, il dipinto è sparito! Inizia allora una vera e propria ricerca all’interno stesso della Chiesa domenicana che dopo mesi permetterà il rendez-vous tecnico-scientifico di cui abbiamo rendicontato più sopra. Anche Pedretti, recentemente stuzzicato dall’apparizione del Leonardo Americano, che possiamo denominare Simon dal cognome dell’antiquario che se ne dichiara possessore, ha affermato “…c’è ancora altro sul mercato dell’arte” , frase senza dubbio sibillina ma solleticante per un ricercatore. Il Salvator Mundi della Tavola Simon Il Salvator Mundi della "Tavola Simon" Proprio in questi giorni è stata diffusa una immagine del dipinto Simon dopo il restauro, una immagine altamente suggestiva che certo non permette, cercandone l’autore, di allontanarsi molto da Leonardo in persona, come già ben quattro storici dell’arte, specializzati nella materia leonardesca, hanno confermato. Peraltro neppure l’immagine del dipinto Muscettola, nella Chiesa Napoletana di San Domenico Maggiore, si discosta molto dall’incisione Hollar e dalla tavola Simon. Ma alla prudenza deve indurci un accadimento ben noto: lo stesso Pedretti, negli anni cinquanta del secolo passato, aveva accreditato come molto vicina a Leonardo un'altra versione del “Salvator Mundi” nota come De Ganay, dal nome del vecchio propietario, opera ormai passata tra quelle della bottega, senza alcuna remora. In questa complessa vicenda è però da tener in conto l’esistenza di un’altra opera di medesimo soggetto e di grande qualità, il dipinto segnalato a Varsavia nel 2006 e attribuito a Marco d’Oggiono. Questo dipinto, con sicurezza non discende dall’archetipo leonardesco tramandatoci dall’incisione dell’Hollar, ne cambia la postura, l’età adolescenziale del soggetto e la sfera non più di vetro trasparente ma un piccolo mappamondo. Ma, pure, questo dipinto è da tenere a mente in questo vortice attributivo, per l’alta qualità della fattura, alta ma sicuramente non di mano di Leonardo, quanto piuttosto di quella di un pittore a lui molto vicino e talentuoso che interpretava soggetti e copie derivate dal Maestro lasciando in piena evidenza la sua differente personalità. Mi pare opportuno infine anche segnalare altri due dipinti di seguaci leonardeschi, sempre di medesimo soggetto, che rimandano con talentuosa originalità alle opere del Maestro e che potrebbero Il Salvator Mundi attribuito a Marco d'Oggiorno Il Salvator Mundi segnalato a Varsavia nel 2006 e attribuito a Marco d'Oggiorno suggerire un Portfolio di nomi e personalità pittoriche da indagare per dare una paternità certa al dipinto napoletano: il “Salvator Mundi” di Giovan Pietro Rizzoli noto come Giampietrino, del museo Puskin di Mosca e il “Salvador Mundi” attribuito a Bernardino Luini conservato alla Pinacoteca Ambrosiana e infine l’”Immagine femminile” sempre del medesimo autore conservata all’Hermitage di San Pietroburgo, opere tutte databili al 1525 circa. In questo vorticoso giro di dipinti occorre infine sottolineare tre “raccomandazioni” agli addetti ai lavori, soprattutto italiani. Far riemergere e studiare adeguatamente la tavola napoletana, attualmente ancora dispersa all’interno della “casciaforte” (cioè Napoli), tavola sicuramente nell’orbita Leonardesca ed attribuibile almeno a Cesare Da Sesto.

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