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Cerretto Sannita e le sue ceramiche

  • 82032 Cerreto Sannita BN, Italia
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La storia della ricostruzione di Cerreto Sannita dopo il disastroso terremoto del 1688 è una storia particolarmente significativa; siamo a fine '600, ma l'avvedutezza con la quale Cerreto Sannita fu ricostruita rappresenta un esempio eccezionale non solo per l'epoca. Origine della vecchia Cerreto Sannita Mappa della Cerreto Sannita medioevale Mappa della Cerreto Sannita medioevale La Cerreto Sannita medioevale non si trovava nella stessa posizione di oggi. Andando molto indietro nel tempo, rileviamo che le notizie più antiche di Cerreto rimandano a quanto scrive Livio su una "Cominium Ocritum", la cui collocazione è stata individuata in quella che oggi viene detto Monte Cigno. Questa montagna dista pochi chilometri dall'attuale Cerreto Sannita; in seguito, successivamente forse alle guerre sannitiche, il primo nucleo di sanniti che abitava questo villaggio decise di spostarsi più a valle, alle pendici del Monte Coppe; è questa la montagna più alta che sovrasta Cerreto Sannita, nella zona dove poi sorse il famoso castello. Nel medioevo la zona fu poi soggetta al dominio longobardo e successivamente a quello normanno. A loro si deve la costruzione del Castello; successivamente i Sanframondi, che furono i primi feudatari di Cerreto, donarono un’ala del maniero ai frati conventuali nella prima metà del 1200. Il terremoto del 1688: la ricostruzione Il tremendo terremoto del 1688 rase al suolo interamente la cittadina (il castrum) di Cerreto Sannita. Il tragico evento, se da un lato portò morte e distruzione, dall'altro consentì la nascita della nuova Cerreto Sannita con delle caratteristiche innovative eccezionali. Ma vediamo i fatti. I feudatari dell'epoca, i secondi in assoluto nella storia di Cerreto, erano i Carafa di Maddaloni. Essi presero una decisione radicale: ricostruire questa cittadina più a valle rispetto al vecchio castrum. Perché? La scelta non fu casuale, ma fu il frutto di una decisione molto ben ponderata; infatti il luogo dove poi fu costruita la nuova Cerreto Sannita fu selezionato dopo un accurato esame del terreno della zona, avvalendosi delle cognizioni scientifiche dell’epoca: alcuni periti tecnici sondarono i vari terreni e trovarono che quello dove sorge l’attuale Cerreto Sannita fosse il più adatto, il più ricco di pietre; decisamente il nuovo luogo apparve più sicuro rispetto alla zona del vecchio Castrum. I Carafa quindi decisero di costruire la nuova Cerreto Sannita nella zona localizzata dai tecnici ed imposero la loro decisione alla popolazione della vecchia Cerreto Sannita; come spesse accade in queste tragedie, la popolazione vittima del terremoto avrebbe preferito non spostarsi, privilegiando la ricostruzione sul luogo della città andata distrutta. Da notare che non tutta la vecchia Cerreto Sannita fu distrutta direttamente dal terremoto; molte case crollarono non per le scosse del sisma ma perché, stando più a valle, furono abbattute dal crollo delle altre case situate più in alto sulla collina, venute giù, queste sì, per il terremoto. Il feudatario volle costruire la nuova Cerreto Sannita chiamando i migliori tecnici dell'epoca e in particolare un grande architetto, Giovan Battista Manni: era nell'intenzione dell’illuminato principe barocco voler ricostruire il centro della sua contea in modo innovativo. Le strade "squadrate" della nuova Cerreto Sannita Le strade "squadrate" della nuova Cerreto Sannita in una mappa parziale del '700 della cittadina Cerreto Sannita fu quindi costruita sfruttando le cognizioni architettoniche più all'avanguardia all'epoca: l’architetto Manni tracciò pertanto tre strade parallele, una delle quali riprendeva il percorso della strada che provenendo dalla Cerreto medioevale arrivava poi sino a Telese e quindi a Napoli. Queste strade venivano poi intersecate da stradine perpendicolari. Altra caratteristica era costituita dal fatto che le stesse strade ogni tanto si andavano ad ampliare in grosse piazze. Tra queste, in particolare, ricordiamo il largo di San Martino dove fu fatta sorgere la “Collegiata". Questa struttura costituita da strade ampie e parallele e da larghi era in netto contrasto con la struttura del vecchio castrum medievale che era stato, alla pari di tutte le cittadine medioevali, costituito da strade strette e affiancate da grossi e alti palazzi. In caso di sisma il nuovo disegno prometteva ben altra resistenza e sicuramente danni minori. Anche nella costruzione dei palazzi si pose grande attenzione: le case furono costruite con un solo piano superiore a quello a piano terra. Quello di terra era costruito con mura perimetrali fatte da pietre squadrate; il secondo piano invece presentava pareti costruite da tufi per dare una minore pesantezza allo stabile. Dal punto di vista architettonico, provenendo molti di questi periti, tecnici e ingegneri da Napoli, molti palazzi della nuova Cerreto Sannita rispecchiano poi, in piccolo, i palazzi napoletani di stile barocco. Successivamente alla ricostruzione il feudatario dovette affrontare un problema "sociale": infatti, come già accennato prima, i pochi sopravvissuti, circa 2.000 rispetto ad altrettanti morti, non volevano trasferirsi, perché intendevano ricostruire le proprie abitazioni nella stessa zona dove sorgeva la vecchia Cerreto Sannita. Ma il feudatario s'impose anche con la violenza arrivando a incarcerare i più i riottosi. Ci si può domandare perché il feudatario fu tanto deciso: sicuramente per un motivo etico, da principe illuminato che intendeva ricostruire seguendo nuove tecniche e nuove idee; ma fu mosso probabilmente anche da interessi economici. Nella Cerreto Sannita medioevale l’economia era imperniata sulla lavorazione dei panni di lana; nella cittadina vi erano quartieri dove si producevano questi panni, così come vi erano diverse tintorie che li lavoravano: questi opifici erano gestiti da semplici cittadini di Cerreto Sannita, si direbbe oggi da privati, e si affiancavano a quelli gestiti dal feudatario. Nella nuova Cerreto il feudatario stabilì invece che la produzione e la successiva lavorazione dei panni dovessero essere gestite solo da lui! La stessa cosa avvenne anche per le "osterie", una specie di alberghi presenti nella vecchia Cerreto, anche queste a gestione privata. Nella nuova, invece, il feudatario stabilì che le osterie sarebbero state gestite solo da lui. Da sottolineare che con la ricostruzione si riversò a Cerreto una gran quantità di maestranze dai comuni vicini, da Napoli, dall’interland napoletano, e addirittura da Como (gli stuccatori): questo perché gli operai e artigiani locali erano in gran parte scomparsi a seguito del sisma. Gestire le osterie e offrire alloggio agli ospiti si rivelò pertanto un ottimo business per l'illuminato e accorto princip DA VEDERE: l'intero centro urbano ricco di testimonianze storico-architettoniche di rilevante pregio; la chiesa Cattedrale; la Collegiale di S. Martino; la chiesa di S. Gennaro, sede del Museo dell’Arte Sacra; la chiesa di S. Maria di Costantinopoli; il Convento di S. Antonio, sede del Museo della Ceramica di Cerreto; resti dell'antica Cerreto e poi più giù a valle il Ponte Romano detto di Annibale Mostra permanente della ceramica antica e moderna; Museo d'Arte Contemporanea; Museo d'Arte Sacra Museo Civico e della Ceramica Cerretese.

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