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San felice Circeo

  • San Felice Circeo LT, Italia
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Il Circeo secondo Plinio e Strabone, era il limite meridionale del Latium Vetus, la terra madre dei Latini. Le fonti letterarie antiche ci informano della presenza sul promontorio di una colonia latina alla fine del VI secolo a.C. e le testimonianze archeologiche lo confermano. In località Colle Monticchio sono stati trovati alcuni reperti attribuibili ad un tempio di epoca arcaica e le mura più antiche del paese, in opera poligonale di prima maniera, sono attribuite al VI secolo a.C. Il Trattato romano-cartaginese del 509 a.C. inserisce Circeii tra le varie città latine del Lazio che non dovevano essere molestate, perché sotto il controllo e l’influenza di Roma. In questo periodo comincia ad infiltrarsi sul territorio anche un’altra popolazione italica proveniente dal centro della Penisola, i Volsci, che secondo la tradizione occuparono Circeii nel 491 a.C. Riconquistata definitivamente dai romani vi fu dedotta una seconda colonia latina nel 393 a.C. A questo periodo risale probabilmente la costruzione della cinta muraria dell’Acropoli, in opera poligonale, collegata a sua volta alla cinta poligonale del centro abitato da un muro di difesa, all’interno del quale si snodava una strada che saliva all’Acropoli stessa. La città era di modeste dimensioni, aveva una forma rettangolare, possedeva due porte una a nord (l’attuale entrata in piazza Vittorio Veneto) ed una a sud-est. A differenza del suo territorio che alla fine dell’età repubblicana vide un notevole sviluppo, la città non ebbe mai una grande importanza. In epoca imperiale la zona di Torre Paola divenne il centro di tutte le attività e anche il luogo privilegiato per la costruzione di ville residenziali, grazie alla costruzione del porto canale. Qui forse transitava anche la via Severiana, costruita da Settimio Severo nel III secolo d.C., di cui ci parlano le fonti. La Tabula Peutingeriana, cartina geografica medievale copiata da una carta romana, colloca due stazioni della via al Circeo: una a Torre Paola (Circeios), l’altra presso Torre Vittoria (ad Turres). Dopo la caduta dell’impero romano la zona perse importanza e quindi scarse sono le notizie riguardanti il Circeo. Ha inizio un periodo buio, fatto di incursioni barbariche e soprattutto di scorrerie dei pirati Saraceni che giunti nel IX secolo riuscirono ad insediarsi stabilmente per circa 30 anni nella zona del Garigliano. Le fonti medievali spesso menzionano la Rocca Circeii considerandola una delle rocche più sicure dello Stato Pontificio. Essa doveva ricalcare il perimetro dell’antica Circeii e forse si sviluppava tra l’attuale palazzo comunale e la Torre dei Templari. Dalla metà del XII secolo compare una nuova denominazione: Castrum Sancti Felicis, forse per designare che nella cinta muraria vivevano anche persone civili oltre che militari. Agli inizi del 1100 il Circeo passa nelle mani dei Frangipane che se ne impossessano con la violenza. Nel 1240 papa Gregorio IX cede la Rocca Circeii ai Templari che dovevano difendere il litorale dagli attacchi dei pirati algerini e tunisini, e che rimasero al Circeo per circa venti anni, costruendo la Torre dei Templari e il Convento. Verso la fine del secolo il castrum cade sotto il dominio degli Annibaldi che a loro volta, nel 1301, lo vendono a Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII. La famiglia Caetani ne rimarrà proprietaria per circa 400 anni, con una piccola interruzione di circa trent’anni. Il feudo nel 1713, fu venduto da Michelangelo Caetani al principe Francesco Maria Ruspoli che cinque anni dopo lo dette in dote a sua figlia andata sposa ad un Orsini. Dopo soli due anni essi dovettero ricederlo alla Reverenda Camera Apostolica che lo vendette, dal 1808 al 1822, al Principe Stanislao Poniatowsky. Il principe fece costruire alcuni edifici tra cui il Casino di Caccia, attuale villa Bocchi, e l’ultimo piano del palazzo baronale. Dopo la parentesi Poniatowsky il feudo tornò nelle mani della Reverenda Camera Apostolica fino all’unificazione d’Italia nel 1870. Il mito Al Circeo è ubicata la leggenda della maga Circe, narrata da Omero nell’Odissea. Furono probabilmente i navigatori Euboici, quelli che fondarono la prima colonia greca in occidente, Pitecusa (nell’attuale isola d’Ischia), ad ambientare il mito di Circe sul promontorio. In breve la vicenda omerica narra lo sbarco di Ulisse sull’isola Eea e l’incontro con Circe. Dopo essere sbarcati, metà degli uomini di Ulisse, guidati da Euriloco, partono per esplorare l’isola e trovano la casa di Circe che li accoglie all’inizio gentilmente, ma che poco dopo trasforma in porci, facendogli bere una pozione magica. Non vedendo tornare i suoi amici Ulisse parte alla loro ricerca. Per strada gli appare Ermes che lo mette in guardia contro gli incantesimi di Circe e gli da l’erba Moly che cresce sul promontorio e che rende vani gli incantesimi della Maga. Ulisse resterà sull’isola Eea, ospite di Circe, per un intero anno, poi, supplicato dai suoi compagni di ricordarsi della lontana patria, riprenderà il mare. La preistoria Il Circeo è stato abitato fin da epoche remotissime, ne sono testimonianza i numerosi reperti preistorici trovati in alcune delle grotte marine che si aprono lungo il versante meridionale. Tra queste la più importante è sicuramente Grotta Guattari dove, il 25 febbraio del 1939, il professor Alberto Carlo Blanc riconobbe un cranio neanderthaliano datato a 50.000 anni fa. Nella grotta successivamente furono trovate anche due mandibole umane. Altre grotte importanti per la preistoria del Circeo sono quelle del Fossellone e Breuil, abitate prima dall’Uomo di Neanderthal e poi dall’Homo Sapiens. Dopo la prematura scomparsa del professor Blanc le ricerche sono continuate grazie all’opera del professor Marcello Zei che ha fondato il Centro Studi per l’Ecologia del Quaternario, con sede al Circeo e la Mostra Permanente Homo Sapiens e Habitat, situata all’interno della duecentesca Torre dei Templari. Ha inoltre effettuato numerosi studi sul territorio individuando diversi insediamenti preistorici tra cui il Riparo Blanc, datato a circa 8500 anni fa, e un insediamento di “commercianti di ossidiana” sul lago di Paola in zona La Casarina. Secondo il professore gli uomini del neolitico, i primissimi navigatori dal Circeo, partivano a bordo di rudimentali imbarcazioni per andare a Palmarola a procurarsi questa importante materia prima, considerata un bene di prestigio.

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