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Montescaglioso

  • 75024 Montescaglioso MT, Italia
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La frequentazione più antica dell’area è documentata a partire dall’età del bronzo, mentre la formazione del primo nucleo abitato è attestata intorno ai secoli IX-VIII a.C. La colonizzazione greca ha trasformato l’abitato in una importante città, circondata da una imponente fortificazione, datata IV – III sec. A.c., rimasta efficiente anche in età tardo repubblicana. Di questa oggi sopravvive un tratto, visibile in un piccolo parco archeologico urbano. La romanizzazione ha comportato un cambiamento nello sfruttamento del territorio, con al riduzione del numero delle fattorie e quindi della popolazione. In città è inaugurato un edificio pubblico, di cui resta un telamone ed un mosaico pavimentale che ricorda l’arrivo di 4 magistrati da Roma. Il toponimo di Civitas Severiana, tramandatosi in documenti medievali lascia ipotizzare un antico nome romano derivante, come per altri siti lucani di fase imperiale, da toponimi collegati a vaste aggregazione parentali insediate nel territorio, forse una Gens Severa o Severiana, di non chiara origine. Montescaglioso perde così di importanza, l’abitato si contrae e nel territorio sorgono ville rustiche, a conduzione schiavistica, negli ultimi anni indagate archeologicamente. Nella fase altomedievale Montescaglioso è attestata in una serie di documenti: già nel VI sec. d.c. il monaco Guidone, nel suo viaggio, descritto durante la guerra goto-bizantina, cita la città; nell’893 la città è ricordata come castrum Montis Caveosi,, in un documento proveniente dall’abbazia longobarda di S. Vincenzo al Volturno; nel 1003 Montescaglioso è ricordata, in una cronaca, per aver resistito ad una incursione saracena. A metà del secolo XI inizia la dominazione Normanna dell’Italia Meridionale. Il primo feudatario normanno di Montescaglioso è Roberto nipote del celebre Guiscardo, capostipite degli Altavilla e successivamente passa altri membri della famiglia Altavilla e tra questi Emma, figlia di Ruggero I Gran Conte di Sicilia, sorella di Ruggero II primo Re di Napoli e Sicilia, ed ava dell’Imperatore Federico II di Svevia. La presenza normanna favorisce lo sviluppo urbano e l’incremento demografico della città, nonché l’insediamento di una grande comunità monastica benedettina che con l’abbazia di S. Michele Arcangelo segnerà la storia di Montescaglioso fino al secolo XIX. La contea normanna di Montescaglioso è una delle più importanti ed estese istituzioni politico-militari dell’area apulolucana, così come evidenziato da numerosi studi e soprattutto attestato dal celebre Catalogum Baronum, un documento normanno di metà XII secolo, nel quale si censiscono i feudi esistenti tra Puglia, Basilicata e Campania. I Normanni fondano l’abbazia benedettina di S. Michele Arcangelo a cui donano chiese e feudi in Puglia e Basilicata. L’abbazia vivrà una fase di lunga decadenza, conclusasi con annessione nel 1484 alla Congregazione benedettina Riformata di S. Giustina da Padova, per volontà di Pirro del Balzo, Signore di Montescaglioso. A metà del cinquecento l’abbazia benedettina di S. Michele è tornata a nuova vita. Le fabbriche sono state restaurate ed ampliate. I possedimenti rurali tornano a produrre e la comunità monastica è ben proiettata in una rete di rapporti a livello nazionali che la legano alle principali abbazie italiane. Nel frattempo a Montescaglioso si sono insediati anche altri monasteri. Nella metà del quattrocento hanno costruito un loro convento gli Agostiniani. Sul finire del secolo XVI, si sono insediati i Padri Cappuccini, costruendo un loro convento su una collina prospiciente la città. Infine nella prima metà del secolo XVII, sorge un monastero femminile, la SS. Concezione, che adotta la regola benedettina. Montescaglioso diviene feudo della famiglia genovese Grillo-Cattaneo che sfruttano le risorse della nuova acquisizione e diversamente dai loro predecessori, risiedono a Montescaglioso all’interno del castello medievale, trasformato in un comodo palazzo. A Napoli i Grillo hanno sostenuto e protetto Torquato Tasso e quindi anche nel loro piccolo regno, non rinunciano a circondarsi di artisti. Nel Palazzo marchesale di Montescaglioso si svolgono accademie e si radunano letterati ed artisti presenti soprattutto a Matera. Di questa attività, vi è una significativa attestazione nei sonetti che il Cavalier Tommaso Stigliani, celebre poeta materano, dedicata al Grillo, suo grande protettore. A partire dal secolo XVII, le famiglie più abbienti della città costruiscono le loro dimore lungo l’asse viario più importante, attuale Corso Repubblica, che diviene il luogo ove si concentrano tutte le attività più significative: i commerci, gli artigiani, le chiese ed i monasteri più importanti, i luoghi di rappresentanza. È la fase in cui l’abitato si dilata al di fuori delle fortificazioni e si assiste alla costruzione di case intorno al convento dei Cappuccini e nelle adiacenze di Porta Maggiore ove è stata eretta la chiesa di S. Rocco, che nel 1684 è proclamato patrono del paese, e l’ospedale della SS. Annunziata. L’emergente borghesia urbana entra in contrasto con l’Abbazia di S. Michele e con la casa marchesale di Montescaglioso, che rappresentano il potere feudale in città. I conflitti tra le varie componenti sociali raggiunge il culmine nel secolo XVIII provocando nel 1784 il trasferimento dei monaci benedettini a Lecce. L’occupazione napoleonica porta alla soppressione delle comunità monastiche ed alle leggi abolitive della feudalità. Le terre sottratte soprattutto all’abbazia di S. Michele, sono quotizzate ed acquisite dalle famiglie più in vista della cittadina che acquistano dal Marchese anche buona parte delle proprietà della casa marchesale. L’Unità d’Italia accentua le problematiche di ammodernamento avviatesi all’inizio del secolo, ma approfondisce anche lo scontro sociale che sfocia prima nella partecipazione di gruppi di contadini al fenomeno del brigantaggio postunitario e poi nell’avvio dell’imponente flusso migratorio verso le Americhe. A Montescaglioso nasce e si radica la banda di briganti comandata da Rocco Chirichigno detto Coppolone e dalla moglie , Arcangela Cotugno. Il flusso di emigrati verso le Americhe ha inizio sul finire degli anni settanta e si accentua fino agli anni del primo dopoguerra, interrompendo l’impetuoso incremento demografico che la cittadina aveva fino ad allora conosciuto. Con il ventennio fascista la cittadina trova nuove opportunità nel processo di ammodernamento strutturale avviato dallo Stato che per Montescaglioso significa essenzialmente la realizzazione del collegamento ferroviario, sia pure a scartamento ridotto, verso Matera, e Bari; l’ammodernamento della rete stradale verso il capoluogo ed il metapontino ed il collegamento della città alla rete dell’Acquedotto Pugliese. Le grandi opere pubbliche del ventennio, contribuiscono a ridurre il dramma della disoccupazione ma lasciano inalterato il problema di fondo ovvero i rapporti nelle campagne tra contadini e grandi proprietari. Alla fine della seconda guerra mondiale, la Riforma Agraria, determinata dalla pressione contadina, ridisegna finalmente l’assetto della proprietà agraria, favorendo la nascita e lo sviluppo di una piccola e media proprietà contadina che costituisce la base per lo sviluppo degli anni successivi. Montescaglioso, così come altri comuni in cui la lotta per la terra ha raggiunto momenti di esasperazione, ha pagato con il sangue, con la morte del bracciante Giuseppe Novello. Oggi Montescaglioso è una città di circa 10.000 abitanti, con una economia basata principalmente sull’agricoltura. (A cura di Angelo Lospinuso del CEA di Montescaglioso)

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