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Santuario di Santa Maria delle Armi

  • 87070 Cerchiara di Calabria CS, Italia
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Luoghi religiosi
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Description

Rifugio per i monaci orientali, fuggiti inizialmente alla persecuzione iconoclasta di Leone III Isaurico e in seguito alla pressione araba in Sicilia.Le aspre cavità calabresi hanno accolto per tutto il Medioevo numerosi monaci di rito greco-bizantino. Particolarmente adatte a una vita solitaria fondata sul lavoro e sulla preghiera, le pendici e le profonde grotte del monte Sellaro, nel comprensorio di Cerchiara di Calabria, hanno visto il fiorire di romitori, laure e monumentali monasteri.Qui, San Pancomio eresse nel X secolo il monastero di Sant’Andrea, vi raccolse gli eremiti che formavano l’ascentario “TònArmòn” (dal greco “Twnarmwn”ossia “delle grotte”) e istituì il culto della Madonna TònArmòn, in seguito per assonanza tradotto in Madonna delle Armi.Con l’arrivo dei Normanni, la politica religiosa nettamente contraria al monachesimo greco determinò la decadenza di questi floridi centri di spiritualità, la cui importante eredità monumentale, artistica e religiosa sopravvive tutt’oggi nei preziosi e antichi resti tramandatici dalla storia. Tutto iniziò nel 1450 tra i boschi del monte Sellaro, durante l’inseguimento, da parte di un gruppo di cacciatori di Rossano, di una cerva. Dopo un’estenuante corsa, l’animale, deciso a sottrarsi alla vista dei suoi inseguitori, si rifugiò in una grotta; fu qui che avvenne il prodigio. La cerva, improvvisamente scomparsa, lasciò il posto a due icone lignee raffiguranti i Santi evangelisti. I cacciatori, sorpresi dall’evento, decisero di portare le tavolette nella loro città, ma queste sparirono da qui per ben tre volte, per essere sempre ritrovate nel luogo del loro rinvenimento. Certi che si trattasse della volontà divina, i cittadini di Rossano decisero allora di edificare nella famosa grotta una piccola cappella che le custodisse, ma durante i lavori avvenne un secondo prodigio. Uno degli scalpellini ruppe con un colpo deciso una pietra ovale, inservibile al suo scopo, che gli capitava sempre tra le mani: la pietra si aprì in due e nelle facce interne comparvero da un lato l’immagine della Madonna con il Bambino e dall’altra San Giovanni Battista. La prima è da quel momento custodita in una cappella all’interno della chiesa, la seconda venne trafugata e, secondo la tradizione, trasportata a Malta. La tradizione popolare tramanda con questo leggendario racconto l’origine del Santuario di Santa Maria delle Armi, uno dei più celebri complessi monumentali di origine medievale della Calabria. Luogo di preghiera e meditazione, da secoli meta di sentiti pellegrinaggi, il maestoso complesso inserito nella roccia della montagna lascia davvero senza parole per la sua magnificenza e per l’incantevole scenario nel quale è incastonato. Edificato nei pressi dei ruderi del monastero di Sant’Andrea, su un sito già anticamente dedicato al culto, è stato restaurato e ampliato nel corso dei secoli, arricchito soprattutto dai principi Sanseverino di Bisignano e dai Pignatelli di Cerchiara, ed è raggiungibile percorrendo una strada asfaltata che attraversa il fianco boscoso del monte, sorgendo ad un’altitudine superiore ai 1000 metri. Giunti all’ingresso, dopo aver oltrepassato il Palazzo del Duca, l’Ospizio dei Pellegrini e gli edifici in passato adibiti all’ospitalità delle orfanelle e del personale, si sfocia in un piccolo porticato a quattro arcate romaniche, splendido balcone panoramico sulla sottostante piana di Sibari. arcando un ricco portale in pietra bianca locale, si accede all’interno della chiesa, scavata per alcuni metri nella roccia viva; in stile bizantino, con pianta irregolare a croce latina, essa conserva notevoli opere seicentesche ed affreschi del ’700 di scuola napoletana. La volta naturale è affrescata con la “Gloria della Vergine con Trinità e Santi” e il “Giudizio Universale” di Joseph De Rosa di Castrovillari (1715). Al lato destro dell’altare maggiore, scopriamo la famosa grotta che custodisce la miracolosa immagine della Madonna achiropita (non dipinta da mano umana), conservata dal 1750 in una teca d’argento in stile barocco. La Cappella dei Pignatelli termina la parte sinistra della chiesa. La visita si conclude nella sala espositiva che ripercorre la storia del Santuario attraverso la collezione di paliotti, paramenti sacri, dipinti e arredi.

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