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Il Borgo di Mammola ed il pesce Stocco

  • Viale Parco Museo Santa Barbara, 89045 Mammola RC, Italia
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Arte, Teatri e Musei
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Italiano

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Chi arriva nel piccolo borgo di Mammola - famoso per il pesce stocco - percorrendo la strada che congiunge Ionio e Tirreno, non può restare indifferente di fronte all’apparire variopinto delle sculture di Nik Spatari: monumentali opere che fanno capolino dall’alto della collina sulla quale sorge il Parco Santa Barbara, museo a cielo aperto da citare tra le più originali bellezze d’Italia.

Dalla filiforme Ombra della sera (2006), gigantesca figura di uomo alta 15 metri al centro del chiostro della foresteria, al Concetto universale (1983), l’opera più imponente del Parco Santa Barbara, divenuta il simbolo per eccellenza del museo MuSaBa, il colpo d’occhio conquista il visitatore e cattura il semplice curioso che, ignaro, si trova a percorrere un’anonima Statale di Calabria.

L’incontro tra l’artista di fama internazionale Nik Spatari e sua moglie Hiske Maas con la terra calabra, sulla collina abbandonata tra due mari, è stato amore a prima vista, benché Spatari venisse da un ambiente come Parigi, dove frequentava abitualmente lo studio di Le Corbusier, che lo iniziò al Primitivismo, e incontrava Jean Cocteau, Pablo Picasso e Max Ernst.

È il 1969 quando Nik Spatari, assieme alla consorte, con la quale condivide la Fondazione Spatari-Maas, decide di regalare alla Calabria un’esperienza utopica, senza precedenti nella regione e, ad oggi, con pochi confronti sul territorio nazionale: il MuSaBa - Parco Santa Barbara, ovvero un museo-laboratorio, sui ruderi abbandonati dell’antico Monastero di Santa Barbara (IV secolo a. C.), dove sperimentare e far sperimentare ad altri artisti internazionali i molteplici linguaggi dell’arte contemporanea.

Tra le opere più significative per il percorso creativo e spirituale di Nik Spatari, oltre che tra le più suggestive dell’intera visita al MuSaBa, Il sogno di Giobbe, altrimenti noto come la “Cappella Sistina della Calabria”.Un sogno lungo 14 metri, largo 6 e alto 9, quello che Giobbe dispiega sulla volta dell’abside dell’ex Monastero.

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