Napoli è da sempre la città dei contrasti e degli apparenti nonsensi, e non a caso è proprio Napoli ad ospitare una delle chiese più suggestive e pittoresche mai esistite. Quel filo sottile che divide la vita e la morte, nella patria di Pulcinella, sembra non sia mai esistito, abituati come sono, i partenopei, a convivere con la morte. Napoli è da sempre una città che ha un rapporto particolare con la morte, un modo tutto suo di gestire l’altra dimensione, protagonista da sempre dei detti popolari e degli usi e costumi della tradizione. Uno degli esempi evidenti è la Chiesa delle Anime del Purgatorio ad Arco, detta anche “la Chiesa delle Capuzzelle”, o chiesa d”e cape ‘e morte”, il luogo principale dove si concentra il culto delle anime pezzentelle. Il legame con la morte fu alimentato in larga parte dal clima della Controriforma del ‘600, che sosteneva il principio delle anime purganti, attraverso l’intercessione di preghiere e messe a suffragio, per salvare le anime dei morti in sosta al Purgatorio, e aiutarle ad espiare i peccati e salire al Paradiso.A Napoli, di pari passo, si sviluppò il rito delle anime pezzentelle, ossia quello delle capuzzelle: i teschi venivano adottati e curati dal popolo, con preghiere e devozione per ottenere benedizioni per la propria famiglia. Quindi, le donne dei quartieri, sceglievano la propria “capuzzella” tra i tanti teschi sparsi nelle catacombe, attribuendole un nome e un ruolo specifico. Poi la si sistemava su un cuscino ricamato, e la si lucidava e puliva, addobbandola con fiori e lumini. Dopo questa procedura, si pregava l’anima del morto, chiedendogli grazie e intercessioni durante i sogni, che erano l’unico modo per comunicare con il defunto. Durante il secolo della peste, esattamente nel 1605, un gruppo di nobili diede vita ad un’Opera Pia, una congregazione laica che aveva tra gli scopi principali la cura delle anime del Purgatorio. Sorse così, su progetto di Giovan Cola di Franco, la chiesa concepita sin dall’origine su due livelli: la chiesa superiore, vero capolavoro dell’arte barocca napoletana, e la chiesa inferiore o ipogeo che è, ancora oggi, sede del culto delle anime pezzentelle. La chiesa superiore è piccola e sfarzosamente decorata con marmi policromi e dipinti.La preziosa decorazione del presbiterio in commessi marmorei è opera di Dioniso Lazzari. Sull’altare maggiore c’è la tela di Massimo Stanzione raffigurante appunto la “Madonna con le anime del Purgatorio” e in alto “Sant’Anna offre la Vergine bambina al Padre eterno”, di Giacomo Farelli. Stupefacente è però la decorazione della parete di fondo dietro l’altare che presenta un teschio alato, capolavoro di Lazzari, oggi non visibile da chi siede nella navata perché l’altare costruito nel settecento lo ha coperto. Ma al di sotto della chiesa principale ce n’è un’altra in tutto speculare a quella superiore, l’Ipogeo che è spoglia, buia e priva di decorazione.E’ stata concepita per rappresentare una suggestiva discesa al Purgatorio.
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