Nicole Smith
Seattle, Washington, Stati Uniti
La Chiesa di S. Maria della Sapienza, appartenuta ad uno dei più importanti monasteri della città, dove nel primo ‘500 (1519), fu istituito un convento di Clarisse, che divenne sempre più ricco e che fu soppresso solo nell’ 800 (1886). Nel seicento, le commissioni volute dalle monache resero la chiesa uno dei maggiori santuari del barocco napoletano, con il maestoso altare maggiore in marmi policromi e commessi. I lavori per la sua costruzione della chiesa cominciarono nel 1625 grazie al progetto dell’architetto Francesco Grimaldi e terminarono con l’inaugurazione del 1641 e la consacrazione del 1649. In un primo tempo, vennero affidati a Giovan Giacomo di Conforto che, poi, nel 1630 lasciò la direzione del cantiere all’ingegnere Orazio Gisolfo. A partire da questo momento molti architetti parteciparono alla realizzazione della chiesa, tra cui Cosimo Fanzago e Dioniso Lazzari. Secondo alcune fonti, il primo progettò l’intera facciata, mente il secondo le decorazioni con marmi bianche; altri studiosi, invece, ritengono che sia stato lo stesso Di Conforto a disegnare la facciata. Tra il 1634 e il 1535, invece, cominciarono i lavori per dotare la struttura di una cupola e di un campanile. La prima venne costruita anche con l’aiuto di Giacomo Lazzari che creò un lanternino, affrescato successivamente da Belisario Corenzio. Nel 1886, il sindaco di Napoli Luigi Miraglia, decise di abbattere il monastero per costruire un Policlinico Universitario. Nonostante la ribellione dell’ambiente intellettuale del tempo, purtroppo, il progetto fu attuato e di tutto il complesso rimane solo la chiesa. L’interno della chiesa si presenta a navata unica con cappelle laterali, le cui decorazioni marmoree sono opera soprattutto di Dionisio Lazzari. Lo stesso artista è l’autore della pavimentazione, in marmo bianco e pietra lavagna di Genova, e del coro delle monache, composto da ottagoni realizzati con gli stessi materiali. Gli affreschi nella volta e nell’abside sono opera di Cesare Fracanzano, mentre i due angeli sul timpano sono di Paolo Benaglia. Numerosi sono gli artisti che hanno lasciato una propria testimonianza all’interno dell’edificio o con opere ora conservate altrove. Oltre a quelli sopra già citati, possiamo ricordare: Donato Peri e Domenico Novellone per gli stucchi, nelle cappelle Girolamo Imparato, Giovanni Azzolino, Giovanni Ricca, Micco Spadaro, Carlo Rosa, Bernardo Lama, Giacinto De Popoli, Marco di Notarnicola, Giuseppe Marullo. Bernardo Cavallino , Andrea Vaccaro, il pittore olandese Dik Hendricksz (noto come Teodoro d’Errico) e Errico de Somer.Sul lato destro dell’edificio troviamo la Cappella della Scala Santa che, in tempi passati, veniva utilizzata solo per le penitenze dei religiosi. Il nome deriva dalla scala che Gesù, sanguinante dopo la flagellazione, percorse per arrivare fino a Pilato.
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