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Tesori Nascosti d'Italia: Il Sarcofago d ...

  • Via Normanni - Castello Federiciano, 85025 Melfi PZ, Italia
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Arte, Teatri e Musei
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Tesori Nascosti d'Italia: Il Sarcofago di Rapolla (Altezza 1.80 m, lunghezza 2.50 m, larghezza 1.20 m) Tra le opere più significative del Museo Archeologico di Melfi spicca sicuramente il Sarcofago di Rapolla, così denominato dal luogo in cui avvenne il ritrovamento, nel 1856, lungo il tracciato dell’antica via Appia a pochi chilometri da Melfi. Esattamente in località Albero in Piano di Rapolla, ove sono ancora sepolti i resti di una importante ed inesplorata villa romana, appartenuta a famiglie importanti dell’antica Roma, forse a Lacinia, madre di Pompeo che aveva possedimenti in Puglia e Lucania, o a Silla che potrebbe averla ricevuta dal generale romano Marco Aponio che aveva combattuto i Lucani, nemici acerrimi di Roma. Aponio era finito però nella lista di proscrizione di Crasso e pare dovette pagare anche con i suoi beni posseduti in Lucania per poter scampare alla morte e all’accusa di tramare contro Roma. Il Sarcofago è in marmo bianco e di proporzioni imponenti (altezza 1.80 m, lunghezza 2.50 m, larghezza 1.20 m), opera di maestranze dell’Asia Minore.Sul coperchio una giovane donna di bell’aspetto giace distesa sul suo letto, raffigurata come se fosse addormentata. Ai suoi piedi un cagnolino, di cui rimangono solo le zampe. Vicino al capo si trova un amorino con in mano un festone di fiori e nell’altra mano una fiaccola rivolta verso il basso, in un atteggiamento che nell’iconografia funeraria romana allude alla morte. L’acconciatura, tipica delle donne vissute all’epoca degli imperatori della dinastia Antonina, ha permesso di datare il monumento in epoca romana e più esattamente alla seconda metà avanzata del II secolo d.C. Nella parte alta del sarcofago un fregio di tritoni e mostri marini fa da cornice alla parte sottostante dove, all’interno di una ricca ripartizione architettonica a tempietti sorretti da colonne scanalate, si trovano alcune divinità ed eroi classici.Il sarcofago è privo di iscrizioni e per questo è forse destinato per sempre a rimanere ignoto il nome della giovane. Resta ignoto anche il nome del familiare che le ha voluto dedicare un’opera così imponente, certo commissionata da aristocratici in grado di affrontare le spese cospicue per la realizzazione e il trasporto. L’ipotesi da alcuni avanzata di attribuire il sarcofago a Emilia (100 a.C. circa – 82 a.C.), figlia del patrizio Marco Emilio Scauro, una delle personalità politiche più influenti della tarda Repubblica, non appare credibile, anche in virtù della cronologia attribuita al monumento.

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