Il santo patrono ufficiale di Napoli è sicuramente San Gennaro, il santo dei napoletani per eccellenza, però non si può ignorare che la città ha ben 47 santi protettori e che il secondo in ordine di importanza pare sia proprio il tale Sant’Aspreno. Ma chi è questo santo così poco noto oggi si sa che visse a Napoli tra la fine del I ed l’inizio del II sec. d.c., e che fu probabilmente il primo vescovo della chiesa di Napoli. Una tradizione vuole che lo stesso San Pietro, in viaggio verso Roma, promise di guarirlo se si fosse convertito al cristianesimo. Aspreno, da tempo ammalato, si convertì alla nuova fede e si fece battezzare. San Pietro, mantenendo la parola data lo guarì e prima di ripartire, lo pose a capo della nascente chiesa napoletana. A conferma di questa storia nel Tesoro di San Gennaro si conserverebbe addirittura il bastone con cui Pietro guarì Aspreno. Aspreno, poi, a capo della chiesa di Napoli rimase circa 23 anni e durante la sua carica acquisì in particolar modo fama di guaritore.Nella piccola cappella di Sant’Aspreno al Porto esiste un Ipogeo e la tradizione vuole che questa “grotta” altro non fosse che la casa del Santo.In realtà si tratta di quello che in origine doveva essere parte di un ben più ampio e ricco stabilimento termale. Qui, sulla scorta della tradizione, che identificava questo luogo come la casa del santo, nel VII sec. d.C. fu costruito un altare rupestre alla cui base vi era una foro nel quale i fedeli inserivano la testa per essere guariti dall’emicrania. Questa particolare capacità del santo di guarire dal mal di testa è variamente attribuita al fatto di essere stato decapitato per la sua fede, o al suo modo di fare penitenza, mettendo una pietra sulla testa. Quale che sia l’origine di questa storia sta di fatto che questa tradizione è giunta fino ai giorni nostri. Ed ecco trovato finalmente il legame con la nostra aspirina! Infatti, una metropolitana e contemporanea leggenda vuole che quando nel 1899 la Bayer creò il potente farmaco oggi noto come aspirina, si ispirò proprio a questa tradizione miracolosa anche perché fu proprio un medico calabrese, laureato a Napoli ed innamorato di questa città, Raffaele Piria, a isolare l’acido salicilico principio attivo del nuovo farmaco.
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