Allestito nelle vicinanze dell’omonimo parco archeologico, in località Calderazzo, custodisce significativi reperti della Città magno greca del V-IV secolo a.C. Il materiale allestito proviene in massima parte dagli scavi condotti all’inizio del XX secolo da Paolo Orsi, dagli antiquari tedeschi Merz e Major e dal Vescovo di Mileto Filippo Mincione. Ricca è la collezione di oggetti votivi, principalmente dedicati a Persefone, dea protettrice delle nozze, ad Afrodite ed Atena. Diffusissima la tecnica di lavorazione della terracotta (coroplastica), che caratterizza le immagini di divinità femminili dalla sola testa. E dal VII secolo in poi è molto ricca la produzione delle tipiche statuette medmee, di grandezza media. Numerose sono anche le statuette di divinità, i modellini riproducenti scudi ed elmi, le riproduzioni di frutta e di ortaggi, i pinakes, quadretti votivi portati in dono dalle fanciulle alla vigilia delle nozze. Fra i reperti bronzei più significativi sono presenti le phialai, coppe poco profonde utilizzate per le libagioni, ossia offerte di liquidi. Un particolare significativo che riguarda le terrecotte medmee è la piega ineffabile del sorriso. Le statuette e le oinochoe venivano realizzate con volti caratterizzati da una accentuazione della capigliatura e soprattutto con labbra carnose ed arcuate, accentuate da leggere fossette agli angoli della bocca. Tale tecnica riusciva a realizzare l’effetto del sorriso enigmatico e misterioso che verrà riprodotto, secoli dopo, nella Gioconda di Leonardo da Vinci.
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