Sara Hoffer
Berlino, Germania
Il Museo, sorto nel 2005 e trasferito nell’attuale sede definitiva appositamente costruita, è intitolato a Gian Paolo Larini che, come giovane futuro medico, operò nei piccoli ospedali partigiani della Val Ceno. Il sostegno a questa iniziativa è nato dal desiderio di far conoscere soprattutto alle nuove generazioni quello che avvenne sulle montagne dell’Appennino Parmense nei drammatici mesi della guerra partigiana, segmento della nostra storia più recente, spesso sconosciuto, ma ricordo ancora molto vivo nella memoria di chi ha vissuto quei tragici momenti ed eroicamente ha contribuito a ristabilire la libertà, la democrazia e la pace, mettendo a rischio la propria vita. All’interno del Museo sono esposti numerosi reperti rinvenuti quasi tutti nella zona della Val Taro, della Val Ceno e della Val Mozzola. Oltre agli oggetti sono esposte più di una settantina di testimonianze corredate da documenti e fotografie, per la maggior parte originali, che custodiscono le interviste esclusive dei partigiani che hanno consegnato questo prezioso materiale. Da segnalare tra gli oggetti sono le uniformi partigiane, armi, documenti, contenitori aviolanciati dagli alleati ed il loro contenuto. Di particolare interesse sono un paracadute di fabbricazione inglese recuperato nella zona di Gravago, tre imbragature di agenti speciali lanciati nella zona, contenitori di cibo e radiotrasmittenti in dotazione alle missioni di appoggio ai partigiani. In esclusiva è esposta la documentazione riguardante un agente italiano, cittadino del luogo, che venne lanciato nel Bardigiano con il compito di riportare i prigionieri raccolti oltre le linee del fronte (linea Gotica).
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