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Parma | Museo Glauco Lombardi

  • Str. G. Garibaldi, 15, 43121 Parma PR, Italia
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Arte, Teatri e Musei
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Italiano

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Il Museo Glauco Lombardi nacque dall'idea e dalla volontà di Glauco Lombardi, che dedicò la sua intera esistenza al recupero, allo studio e alla conservazione di quanto rimaneva sul mercato antiquario o nelle collezioni private dell’enorme patrimonio artistico e storico di Parma nei secoli XVIII e XIX, con particolare riguardo ai periodi borbonici (1748-1802, 1847-1859), di Maria Luisa d'Asburgo-Lorena, imperatrice di Francia come seconda moglie di Napoleone Bonaparte e Duchessa di Parma (1816-1847) dove assunse il nome di Maria Luigia, in gran parte disperso, durante il periodo dell'unificazione d'Italia, fra le molte residenze di Casa Savoia. Fra le vestigia conservate al Museo spiccano le testimonianze sia del periodo imperiale di Maria Luigia (ritratti, cristalli e ceramiche, la maestosa Corbeille Nuziale donata da Napoleone alla giovane moglie nel 1810, progettata dal celebre couturier parigino Louis-Hippolyte Le Roy, spade e lettere di Bonaparte, necéssaire da viaggio) che del suo trentennio di Ducato a Parma, tra cui si alternano ritratti e oggetti riferibili all'ambito pubblico e privato (gioielli, acquerelli, lavori ad uncinetto, ricami, diari, vestiti di gala, strumenti musicali). Da sottolineare anche le opere di diversi artisti italiani e francesi attivi alla corte di Parma tra XVIII e XIX secolo, espressione della prestigiosa Accademia di Parma fondata dai Borbone; tra i tanti, si segnalano in particolare Ennemond Alexandre Petitot, Benigno Bossi, Giuseppe Naudin, Paolo Toschi. Dal 1915 al 1943 il nucleo originale del museo Lombardi fu ospitato nella Sala da Ballo e nelle stanze adiacenti nel Palazzo Ducale di Colorno; nel 1934 Lombardi stipula un accordo con il conte Giovanni Sanvitale, ultimo discendente della famiglia Sanvitale, per vendere al Museo i preziosi oggetti che appartennero alla duchessa Maria Luigia, bisnonna del conte Giovanni. I locali in cui vennero inseriti gli oggetti furono riadattati nel 1763 da un progetto dell'architetto francese Petitot.

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